Paola Vacchina: “La formazione professionale deve tornare centrale nelle politiche di sviluppo”
“Molti giovani che escono dalle scuole italiane non hanno le competenze e i requisiti richiesti dalle aziende. Il mismatch tra domanda e offerta continua ad essere troppo elevato e durante la pandemia, secondo gli ultimi dati del sistema Excelsior di Unioncamere, ha raggiunto il 43%: 4 aziende su 10 non riescono a trovare i profili che cercano. Questo costa tra il 6 e il 10% del PIL. Il PNRR può rappresentare un’opportunità storica per il Paese per effettuare quel salto culturale e di investimento infrastrutturale necessario, concentrando una particolare attenzione sulla filiera formativa professionalizzante, che può concretamente e sistemicamente contribuire allo sviluppo del Paese. La formazione professionale deve tornare centrale nelle politiche di sviluppo come lo è stata nel secondo dopoguerra e negli anni del boom economico”.
Lo afferma Paola Vacchina, Presidente di Forma, l’associazione nazionale degli enti di formazione professionale, che ha presentato ai ministri Patrizio Bianchi e Andrea Orlando 4 proposte sulla “Ripresa e resilienza attraverso la formazione e il lavoro di qualità”, “concrete e rapidamente realizzabili, quattro interventi interconnessi per il rilancio dell’occupazione e lo sviluppo della filiera professionalizzante nel nostro Paese: rafforzamento dell’infrastruttura formativa della IeFP, consolidamento e rafforzamento della IeFP Duale, sviluppo dell’Apprendistato formativo, potenziamento dell’offerta di percorsi ITS”.
La situazione è drammatica. Il 23,4% dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni con un titolo secondario superiore non studia e non lavora, i due terzi dei bambini con genitori senza istruzione superiore restano allo stesso livello e solo il 62,2% delle persone tra i 25 e i 64 anni in Italia ha almeno un titolo di studio di livello secondario a fronte di una media Ue del 78,7%. La quota di popolazione con titolo di studio terziario continua a essere molto bassa: il 19,6% contro il 33,2% dell’Ue. Solo il 41% degli adulti partecipa ad attività di formazione (contro il 52% in Germania e il 51% in Francia).
“La creazione e lo sviluppo delle competenze dei giovani e dei lavoratori rappresentano uno snodo essenziale per la ripresa del sistema produttivo e del Paese. Mentre l’appello sugli ITS sembra essere stato accolto nel PNRR, non c’è ancora sufficiente attenzione alla IeFP, completamente trascurata nella missione “Istruzione” del Piano, come del resto nelle misure previste dai vari Decreti a sostegno dei settori colpiti dalla pandemia. Si tratta della formazione iniziale di competenza regionale rivolta ai giovani tra i 15 e i 18 anni, che permette, nelle Regioni in cui è presente, di ridurre fortemente l’abbandono scolastico e preparare giovani a mestieri fortemente richiesti dal mercato del lavoro e proiettati sul futuro, secondo un ricco repertorio di qualifiche e diplomi appena aggiornato. Proponiamo di invertire la rotta. Chiediamo che le ingenti risorse economiche di cui il Paese disporrà nei prossimi cinque anni siano utilizzate anche per mobilitare persone e imprese, attraverso il rafforzamento della componente professionalizzante del sistema educativo. Vogliamo evitare che lavoratori e sistema produttivo restino in futuro dipendenti dagli aiuti. Vogliamo riattivare una grande platea di persone, innanzitutto giovani, oggi ai margini del mercato del lavoro con costi sociali non più sostenibili”, conclude Vacchina.
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