Editoriale del Segretario Generale di Forma sul Corriere della Sera Economia Nord-Ovest
L’Italia era un Paese già in difficoltà che è stato travolto dalla Pandemia. Abbiamo reagito all’emergenza sanitaria e tamponato gli effetti economici con reddito di cittadinanza, cassa integrazione, divieto di licenziamenti, ristori, etc. Ma siamo sinora stati incapaci di progettare il futuro e il rilancio del Paese. Prolungare sussidi di varia natura o distribuire bonus non basta. Nel nostro Paese e nella nostra città molti indicatori economici e di benessere ci vedono da anni nelle posizioni di coda, ci vuole il coraggio di investire sulle persone. Dopo anni in cui le politiche attive sono state sempre evocate e mai attuate è ora di cambiare passo. Chi formerà i giovani per quei nuovi mestieri che saranno alla base di una economia nuova in cui lo sviluppo delle tecnologie, l’attenzione alla sostenibilità, l’apertura ai mercati saranno decisivi? Chi aiuterà i tanti lavoratori che saranno spiazzati dalla crisi e perderanno il lavoro a trovare nuovi percorsi e nuove collocazioni? Rispondere a queste domande è la responsabilità di un’intera generazione e di chi governa il Paese cercando soluzioni più intelligenti ed efficaci di quella dei navigator. Il Piano Next Generation EU è la grande occasione da non perdere per un cambiamento davvero strutturale. Il primo e decisivo passo è quello di rafforzare un’infrastruttura formativa che valorizzi le eccellenze presenti dando vita a quella rete che è alla base del successo di molti paesi in cui i tassi di disoccupazione giovanile e il mismatch tra domanda e offerta di lavoro sono assai più contenuti. A oggi nelle poche Regioni (tra cui il Piemonte) in cui esiste un sistema di Istruzione e Formazione Professionale dedicato ai giovani tra i 14 e i 18 anni, è dimostrato che si riducono la dispersione scolastica e si facilità la transizione tra scuola e lavoro. Altrettanto performante è il sistema degli Istituti Tecnici Superiori che hanno dimostrato di rispondere alle esigenze delle imprese raggiungendo tassi di occupazione tra l’80% e il 90%.Tra gli strumenti operativi da valorizzare ci sono l’apprendistato e le esperienze di sistema duale che in questi anni hanno iniziato a diffondersi in Italia.
Nella Bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sono previsti investimenti significativi per il sistema degli ITS, mentre è trascurata la I&FP. Quest’ultima è importante per i giovani adolescenti, ma lo sarà sempre più anche per gli adulti. Il Fondo Nuove Competenze potrà essere uno degli ambiti di collaborazione tra sistema formativo e imprese volto a attutire gli effetti della crisi. Ma per un piano di grande respiro anche le Regioni dovranno investire da subito. Servono più risorse finanziarie, ma anche innovazione e flessibilità nel programmare l’offerta formativa. La creazione di Accademy tra imprese e sistema formativo o la costruzione di reti tra soggetti privati e pubblici sono esempi di una strada percorribile. La sfida riguarda anche i soggetti della formazione professionale, le imprese e i sindacati; dobbiamo tutti metterci in gioco senza difendere corporativamente sistemi e strutture non più efficaci. Non vogliamo diventare una società di sussidiati, facciamo debito buono investendo su persone e innovazione, perché la ricchezza bisogna produrla prima di pensare a come distribuirla. Superiamo il Novecento, oggi difendere il lavoratore vuol dire sostenerlo con adeguate e nuove politiche formative affiancando ad esse un sistema di tutele flessibili in termini assicurativi e previdenziali. Pensiamo ai nostri giovani, non mortifichiamo i loro desideri e le loro passioni, non rompiamo definitivamente quel patto intergenerazionale che è alla base dell’equità sociale e che è il segno di un popolo vivo.
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